Un pomeriggio con Nadya: giovane donna, femminista, attivista e cantante cresciuta in giro per il mondo ma con il green pass di autentica romana

 

Quel pomeriggio prima di andare a Trastevere sono uscito e ho preso le sigarette. Mi è sembrato di conferire a quella stupida azione un valore eccezionale e unico. Da Zalib, a via della Penitenza, mi aspettava Nadya e, mentre il lungotevere scivolava via alla mia destra più biondo del solito, rimescolavo i pensieri riordinando a mente tutte le domande e sciogliendo piano piano le meningi.

“Ciao Riccà, come va?”. Appena varcato l’ingresso vedo Nadya che mi saluta e mi accoglie calorosamente con un gran sorriso. Dopo poco ci appartiamo su di un tavolino in disparte e iniziamo a chiacchiere.

Nadya l’ho conosciuta anni fa proprio qui da Zalib. Ragazza ma anche donna, femminista, attivista e cantante cresciuta in giro per il mondo ma con il green pass di romana autentica.

“A Trastevere ho trovato finalmente la meta che desideravo”. Il rione è infatti un luogo dove le differenze si esaltano senza risultare strani agli occhi degli altri: essere sopra le righe va bene.

“Ripenso al Vichingo e a quelli che gli hanno voluto bene. È stato un personaggio del rione e tutti lo ricordiamo come una persona straordinaria. Dal Callisto a via Mameli quelle erano le sue zone. A Santa Maria in Trastevere per il suo funerale ci stava tutto il rione”, dice mordendosi le labbra.

Zalib, invece, mi ha dato tanto e credo fortemente in questa realtà”. Ci guardiamo intorno e in effetti lo spazio è diventato molto bello. …Ho imparato a lavorare in squadra, a organizzare festival, esposizioni e concerti. Vogliamo rendere vivo il quartiere perché questi posti fanno bene alla collettività”.

Se è vero che la formazione musicale di Nadya passa dalla conoscenza profonda degli strumenti e dei generi musicali, la famiglia ha giocato un ruolo molto importante nella sua formazione. La presenza di Gabriella Ferri, sua nonna paterna, ha certamente diretto la passione di Nadya in alcuni lidi rispetto ad altri: “La musica popolare romana ancora oggi va forte e in molti si ispirano a mia nonna”.

Rosso Tiziano è un pezzo che Nadya ha scritto circa un anno fa. Nell’ascoltarlo più volte mi ha fatto pensare all’idea del perdersi e poi ritrovarsi dopo un periodo difficile. “Rosso Tiziano rappresenta per me un vero sblocco” ha sottolineato Nadya. “Vivevo in un momento della mia vita in cui fino a tre anni fa non sapevo bene dove sarei finita. Cercavo di scrollarmi di dosso tutte le ansie di dover per forza essere e dimostrare qualcosa fuggendo di continuo da certi stereotipi che ho sempre odiato. Questo mi ha condizionata a livello di scrittura e con difficoltà ho attraversato certe insicurezze imparando a conoscermi meglio ma soprattutto ad accettarmi per quello che sono. Inseguire modelli pensando di essere ciò che non siamo alimenta solamente un continuo malessere”.

Nadya si definisce “la componente esotica all’interno di un gruppo di persone, non posso farci nulla”. Parole che mi hanno fatto sorridere, ma che mostrano l’elevato grado di consapevolezza che ha finalmente raggiunto. Adesso, dopo tanto penare, nei suoi occhi traspare in lei coraggio ed energia.

Per il futuro c’è un EP in arrivo. Un frutto differente dal passato maturato dalla rinnovata collaborazione con Andrea Allegritti. La prua della loro nave punta lontano, con l’idea di affrontare rotte sperimentali e coraggiose.

In merito alle “quote rosa nella musica”, Nadya pensa che ci sia ancora molto da fare. Nonostante il grandissimo successo di artiste come Madame o Elodie, quello musicale resta un campo dove non è semplice emergere in assoluto, figurarsi per una ragazza: Quando penso alla wave romana soprattutto trasteverina, non mi sento invidiosa o arrabbiata perché a cantare sono tutti maschi. Devo fare ancora molta strada e anzi se ci tengo un sacco al femminismo penso che in questo caso mi riempia d’orgoglio il senso di appartenenza a un luogo piuttosto che essere associata a un genere. E poi oh, a loro piaceva mia nonna, tutto è partito da lì, così che anche io non posso fare altro che prendermela a bene”.

Arrivano due belle birre e il tempo per la nostra intervista è quasi scaduto. La brezza di fine settembre si leva in cielo e quel fresco ci fa rilassare molto. Alziamo il gomito e brindiamo perché è stato un bel pomeriggio.

 

 

Di Riccardo Davoli

Illustrato da Ludovica Cefalo

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