È trascorso oltre un anno dallo scoppio dell’inchiesta “Congiunzione astrale”, che all’alba del 20 marzo 2019 portò all’arresto di Marcello De Vito, presidente 5 Stelle dell’Assemblea capitolina, accusato insieme ad altri di aver creato un sistema corruttivo e di influenze illecite volto alla realizzazione di alcuni progetti edilizi nella capitale. Tra questi, anche quello per la costruzione di un resort di lusso e di un complesso residenziale al posto dell’Antica Stazione Trastevere, dal 2005 di proprietà del gruppo dell’immobiliarista Giuseppe Statuto, anche lui finito tra gli indagati della Procura di Roma.

Nonostante la portata dell’intera vicenda, che ha riguardato anche il progetto per la costruzione del nuovo stadio della Roma, oggi sul futuro del complesso che si affaccia su piazza Ippolito Nievo è ripiombato un preoccupante silenzio. Abbiamo intervistato Elio Tomassetti, consigliere PD del Municipio XII, dove si trova l’area dell’ex scalo ferroviario, che all’epoca si era interessato alla questione.

Tomassetti, dopo gli arresti dello scorso anno, come opposizione chiedeste delle spiegazioni sulla vicenda alla presidente del Municipio Silvia Crescimanno. Avete ricevuto risposta?

Salve e grazie innanzitutto per lo spazio concessomi. Il tema che mi ponete è molto serio e va pertanto trattato con la dovuta attenzione. Quando ci fu l’“affaire” Statuto – De Vito, come PD municipale chiedemmo spiegazioni alla Presidente: non avevamo alcun dubbio sulla sua estraneità ai fatti oggetto di inchiesta, tuttavia volevamo capire che ricadute poteva avere questa tematica sulla fattibilità dell’intervento. Infatti, si tratta di una procedura urbanistica che può realmente cambiare la storia di un pezzo di città e secondo noi merita (e meritava) un’attenzione profonda del Municipio.

Non era detto, infatti, che data la situazione creatasi avremmo potuto cercare altre modalità di intervento.

Di fatto, non ci fu nessuna risposta e tuttora la vicenda non è all’ordine del giorno della Giunta.

Che prospettive sono immaginabili per quell’area che da decenni non trova pace ma in cui si trovano anche importantissimi reperti archeologici?

L’Area di cui stiamo parlando è di pregio assoluto: siamo in pratica al centro della città. Dati i diritti acquisiti del privato, si pensò di ottimizzare l’intervento con la tutela del patrimonio urbanistico circostante e oneri concessori da spendere tutti sul quadrante (fu una imposizione, questa, del Municipio governato allora dal centrosinistra). Lo schema era molto semplice: riqualificate e cambiate la storia di un immobile particolare, in cambio si spendono gli oneri concessori tutti sul nostro Municipio.

Non dimentichiamo che contemporaneamente andava avanti il progetto PLUS (fondi vinti dal Municipio XII dall’Unione europea) che andava a ottenere circa 10 mln di euro per il recupero dell’ex GIL, il rifacimento di strade, illuminazione, piste ciclabili, eccetera. Non solo: si lavorava alla riqualificazione di via Parboni e Pargoni, al finanziamento dell’opera di consolidamento della Collina Ugo Bassi, al recupero dell’ex Arsenale Pontificio e di altri luoghi. La faccio breve: un quartiere ricchissimo di storia era stato per decenni incredibilmente abbandonato; si tentava di dare una visione di insieme con il recupero e la tutela della sua vocazione.

Ora, molte cose sono state fatte. Questa dell’ex Stazione Trastevere rappresenta un capitolo che andrebbe meglio approfondito. Faccio una riflessione: se anche ci fossero tutte le condizioni per far partire i lavori, ci sarebbe mercato immobiliare oggi? Potremmo ragionare su qualcos’altro insieme al privato?

Le condizioni sono cambiate, e la politica deve con forza guidare i cambiamenti. La città ha nuove esigenze rispetto a quelle di 10 o 5 anni fa.

Attualmente in che situazione si trova l’Antica Stazione Trastevere? Esistono degli atti che ne hanno disposto il sequestro?

Di fatto, secondo quanto appreso dal Dipartimento competente, non sembra esserci nessun sequestro da parte della magistratura. Attualmente comunque tutto è fermo perché il Comune e la Regione hanno bloccato l’aumento di cubatura e la variante. Mi preme però sottolineare che, più che concentrarci sulle vicende giudiziarie, dobbiamo cogliere l’occasione per riprogettare il quartiere con quegli oneri concessori e aprire un tavolo di lavoro serio con il territorio.

Sarebbe il caso quindi di coinvolgere i residenti di quel quadrante di Trastevere nella discussione?

Guardate questo è centrale. Abbiamo una amministrazione 5 Stelle che voleva fare del Campidoglio una casa di vetro, con referendum popolari e continue audizioni. Nella pratica, non hanno fatto nulla di tutto questo, anzi hanno ostacolato ogni tipo di partecipazione popolare (vi ricordate la storia del referendum sull’ATAC)?

Nel frattempo il quadro normativo è cambiato: la nuova legge sul Terzo Settore fornisce strumenti interessanti e innovativi per coinvolgere la cittadinanza in un lavoro di ascolto per la destinazione dei beni comuni.

Sì, per quadranti come quello di Trastevere-Porta Portese dobbiamo ricucire il rapporto con i cittadini.

È possibile sognare un futuro diverso per il complesso? Un futuro in cui non diventi un albergo di lusso o in cui non rimanga nell’attuale stato di abbandono.

Ripeto quanto detto ora: le cose non accadono per caso, ma ci vuole una guida politica determinata. Credo fortemente che un governo diverso della città debba sedersi al tavolo con il privato dopo aver ascoltato i cittadini, e verificare se si possa dare qualcosa di diverso al territorio.

Io, personalmente, credo che le condizioni siano cambiate e si possa fare qualcosa di nuovo.

Leggi anche: Il Cinema America, il vincolo culturale e quello all’abbandono