“Lavorare per cercare di proteggere i più deboli è anche un modo per proteggere tutti. Questo è un tempo di verità”.

A dircelo è Don Marco Gnavi, parroco di Santa Maria in Trastevere, con cui abbiamo fatto una chiacchierata, rigorosamente via Skype, sulla situazione del nostro rione in questi tempi segnati dall’emergenza Covid-19.

Un’emergenza che tocca tutti quanti noi, ma che ricade soprattutto sui più poveri.

“Pensate a chi chiede l’elemosina e con quella campa e fa campare la famiglia. La solitudine in strada è pericolosa, perché dalla disperazione si può passare alla rabbia e alla depressione. Chi è in strada poi non è bombardato come noi di notizie. Due settimane fa, una persona senza fissa dimora semianalfabeta mi ha chiesto ‘perché Roma è vuota?’, e un’altra ancora non sapeva nulla sui rischi del contagio”.

Per questo la macchina della solidarietà che vanta Trastevere non si ferma: “Chi si affaccia dai balconi in questi giorni, oltre quelli che portano a spasso il cagnolino, vedrà per strada persone senza fissa dimora e persone che la casa ce l’hanno, ma hanno scelto di fare di questi amici senza casa dei loro parenti. Le distribuzioni nei vicoli, nelle strade e alle stazioni continuano, con tutte le misure e le cautele previste. La mensa di via Dandolo prosegue in suo impegno con i tavoli distanziati e orari più estesi per non affollare. Ma anche qui a Santa Maria e a piazza Mastai ci sono molte distribuzioni, così come al centro san Gallicano. C’è un tessuto che non ha ceduto”.

Don Marco ci ha poi raccontato della condizione in cui si trovano i detenuti: “Nelle carceri c’è molta paura e soprattutto il senso di non poter riuscire a sfuggire a una possibile aggressione dal Coronavirus. Persone che nella disperazione si fanno del male. I volontari che riescono ad andare in questi giorni spezzano questo senso di oppressione”.

Il video dell’intervista:

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