Il fiume Tevere tra vecchie criticità e nuovi propositi

 

IL LATO OSCURO

Passeggio sul lungotevere, è una domenica d’inverno fredda e a tratti piovosa. Roma è mezza vuota. Sarà il virus, sarà il cielo grigio. Il Tevere, anima di questa città, calpestato e maltrattato seppur casa per molti, svela i lati oscuri di una città in decadenza.

Scendo sulle banchine di ponte Sisto e mi avvio verso ponte Garibaldi, sponda sinistra. Tra erbacce e canneti, muri che cadono, ingressi sbarrati, roditori di ogni tipo, siringhe usate e biciclette lanciate dall’alto, sto molto attento a dove metto i piedi e a chi mi passa intorno.

Quella stessa strada la percorse nel 2016 Beau Salomon, il diciannovenne americano che per rincorrere alcuni ladri si è ritrovato in una situazione più grande di lui. È stato gettato nel fiume e ripescato cadavere qualche giorno più tardi all’altezza di Ponte Marconi. Per questo omicidio è stato indagato e assolto in primo grado e in appello Massimo Galioto. Un senza tetto, punkabbestia ed ex militare, che vive in una tenda sotto ponte Garibaldi insieme a tanti altri come lui.

Poco dopo, un’inquietante conversazione è apparsa su Facebook, sotto un post pubblicato dalla fidanzata di Galioto, di cui ci ha raccontato il <<Corriere della Sera>>. I due, sotto pubblico processo per il caso di Beau, venivano accusati dagli altri frequentatori della zona anche per un altro omicidio: “Un anno fa un altro ragazzo è morto allo stesso modo. Sempre lì”; “Non è colpa della città… Quello che è successo è colpa delle teste. Voi sapete altro anche di Federico”. Il riferimento è a un ragazzo, artista di strada, scomparso e trovato senza vita nel fiume nell’estate del 2015.

Di cadaveri, dentro e intorno al Tevere, ne sono stati trovati molti. Nove mesi fa, Galioto è ritornato alla ribalta delle cronache cittadine per l’omicidio di un altro uomo, un rumeno che viveva nella sua zona. Emanuel Stoica, ciclista senzatetto amante dei gatti, aggredito dall’ex militare, secondo i testimoni, per qualche ammanco di soldi. Le indagini sono in corso e le prove contro Galioto stringenti.

Il mio interesse tuttavia non è scoprire se un uomo che vive in evidenti condizioni al limite sia anche un assassino. Il fatto è che il Tevere è un pozzo di cadaveri. Nel 2007 è stato ritrovato uno scheletro ricostruito con ossa di 5 persone diverse; ad aprile 2020 il corpo di Luciana Marinelli, morta per congestione; a luglio 2020 il corpo di un signore italiano di 82 anni. I cadaveri nel Tevere sono moltissimi e chissà quanti non sono mai affiorati e non sono mai potuti diventare casi di cronaca.

Eppure, questo nostro fiume, specchio della nostra città malata, non ci parla solamente di cadaveri umani. È recente la moria di pesci che a fine maggio 2020 ha regalato alla città uno spettacolo mortifero degno di un film post apocalittico. La probabile causa è dovuta a sversamenti illeciti di vario tipo. Episodi del genere si erano già verificati nel 2017, quando i mari romani si riempirono di pesci morti provenienti dal fiume, e nel luglio del 2002 e del 2004.

L’inquinamento avviene perlopiù in due modi. Da una parte gli sversamenti illeciti, volontari o involontari. Il fiume segue un lungo percorso che incontra campi coltivati, allevamenti e paesi la cui rete fognaria finisce direttamente nelle acque. Dall’altra, le micro discariche a cielo aperto: a Marconi, Tor di Quinto, Testaccio e via via, appuntamento fisso e ripetitivo sulle sponde tiberine, dal Flaminio a Fiumicino.

Per non parlare di Piazza Tevere, la spiaggia inaugurata pochi mesi fa dal Comune di Roma. Quello che doveva essere un bel praticello all’inglese, dopo le piene degli ultimi giorni è diventato un enorme mondezzaio. Un ingarbugliato cumulo di terra, plastica e reti metalliche. Recuperati gli ombrelloni e le sdraio, nessuno ha raccolto il resto…

Torno su e guardo il Tevere dall’alto. Meglio lasciarlo lì, non toccarlo, non smuoverlo, non avvicinarsi troppo. Lo abbiamo imprigionato bene, in fondo.

 

UN NUOVO INIZIO

Tutti i buoni propositi e le speranze di un mondo migliore si stanno focalizzando sul 2021 come l’anno zero della rinascita. Tante parole, idee, progetti e speranze che riguardano anche il nostro fiume e che però avranno bisogno di tempo e impegno oltre che di competenze e di una visione di lungo periodo per far sì che non restino solo retorica.

Aldilà della situazione di degrado ambientale e sociale in cui versa e attraverso la quale scorre il nostro fiume, alcune iniziative degne di nota hanno però mostrato come si possa fare in modo che il Tevere torni ad essere una risorsa per tutti.

In occasione dei mondiali del ‘90 venne per esempio costruito il primo tratto della ciclabile che oggi permette a ciclisti, camminatori e corridori di percorrere il corso del Tevere. Dalla diga di Castel Giubileo fino a Mezzocamino grazie al lavoro di sfalcio delle associazioni impegnate sul tema, consente già di raggiungere il mare. Mentre si resta in attesa (ormai dal 2012) della realizzazione del tratto di competenza del comune di Fiumicino.

Allo stesso modo, seppur con tutte le difficoltà del caso (si vedano gli sversamenti dei fanghi non trattati del depuratore di Roma Nord), negli ultimi 15 anni, i quattro principali impianti di depurazione presenti in città, insieme alla progressiva eliminazione degli scarichi illegali e le azioni promosse dalle tante realtà che puntano a sottoscrivere il contratto di fiume, hanno contribuito a rendere notevolmente migliore la qualità delle acque.

Su questa linea, la recente sistemazione di due barriere galleggianti “acchiappa-plastica”, alla foce del Tevere, ha permesso di raccogliere già nei primi due mesi di sperimentazione 1300 chili di rifiuti destinati a finire in mare. Il progetto, che era inizialmente previsto per pochi mesi, è stato prorogato e sarà presto replicato sul tratto urbano del Tevere e sul fiume Aniene.

Sulla scia di una situazione ecologica in miglioramento avanza la proposta lanciata dall’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Centrale di rendere Parco Nazionale l’intero corso del Tevere. A tal proposito, sono già 18 le aree protette istituite da Lazio, Umbria, Toscana ed Emilia-Romagna. A queste bisogna collegarsi per trasformare il Tevere nell’infrastruttura ecologica più importante dell’Italia centrale e attorno alla quale immaginare uno sviluppo diverso.

L’obiettivo è proprio la salvaguardia e la tutela dei 405 chilometri di fiume, dei territori e delle 56 aree urbane che ruotano intorno a esso. Un riconoscimento che punta a implementare non solo il potenziale del Tevere ma che saprebbe istituire un soggetto con capacità difensive contro il degrado, l’abbandono e l’incuria che da troppo tempo, anche nelle parti più centrali di Roma, accompagnano il suo fluire.

Il presidente dell’Autorità di bacino promotrice dell’iniziativa, Erasmo De Angelis, ha dichiarato che la prima cosa di cui occuparsi è di migliorare la fruibilità del fiume. Per fare ciò serve un patto tra cittadini, politica e associazioni per valorizzare quella che è un’infrastruttura ecologica unica al mondo.

Così, nasce la proposta della sindaca Raggi di rendere il Tevere navigabile per 60 chilometri, dal lungomare di Ostia fino a Castel Giubileo, tramite imbarcazioni a basso impatto ambientale. Una proposta che non passa mai di moda e che stavolta prevede inoltre l’ipotesi di un approdo nel fiume anche per le navi da crociera.

Rendere fruibile il fiume attraverso il collegamento dei diversi percorsi ciclo pedonali è anche l’obiettivo della traccia integrale della ciclovia tiberina del progetto “Mappatevere360”, che si snoda per 444 chilometri dalle sorgenti fino al mare.

Il progetto digitale, ideato da Federico Occhionero, è all’interno del programma dei “Gatti della Regina Ciclarum”. L’obiettivo è la realizzazione di una rotta ciclopedonale lungo il fiume. Tuttavia, resta ancora in attesa di ricevere la dovuta attenzione delle Istituzioni.

Tra le varie iniziative promosse dai Gatti della Regina Ciclarum, a sottolineare l’importanza delle infrastrutture per la fruibilità, da segnalare l’installazione di 3 centraline di monitoraggio di passaggi di runner, ciclisti, camminanti (alcune delle quali già vandalizzate o trafugate) che hanno registrato picchi di oltre 3.000 presenze giornaliere a fine dicembre.

Negli ultimi anni i romani stanno riscoprendo il loro fiume e così sono tante le associazioni che promuovono eventi e iniziative, come Agenda Tevere, Tevereterno, la Discesa Internazionale del Tevere, l’Associazione Isola Tiberina, i già citati Gatti della Regina Ciclarum e, ovviamente, i circoli storici.

In particolare l’Associazione Tevere Day organizza dal 2019 la festa del Tevere. In occasione dell’evento di apertura del salone mondiale delle città e siti Unesco, a Trastevere, ha lanciato la candidatura del Tevere a patrimonio dell’Umanità Unesco.

“È un progetto che il Tevere merita – spiega Alberto Acciari presidente dell’Associazione – Il Tevere è un giacimento culturale e naturalistico immenso.”.

 

 

Di Saverio Cambiotti e Andrea Cori

Illustrato da Lorenzo Forlani