UNA FOTO PER UNA STORIA #6

 

Con Giorgio Minuti, classe ’61, ho imparato a leggere in prima elementare a Santa Rufina. Ricordo che ammiravo Giorgio perché leggeva benissimo, rispettando le punteggiature e dando enfasi alla lettura; tranne una piccola parentesi abbiamo frequentato le stesse classi fino alla maturità, poi lui si è laureato in lingue e letterature straniere, io in odontoiatria. La famiglia Minuti ha gestito il bar del Moro per decenni, ed erano lì ai tempi dello scatto: Mario e Maria, il papà e la mamma, la sorella Rossella, Giorgio e il fratello Maurizio.

“Ciao Giorgio, raccontami cosa ti evoca questa foto.”

“Che bella! È il nostro bar. Quella era la seconda insegna più antica di Roma, dopo il Caffè Greco, risale al 1896 ed è una pubblicità che ha commissionato il Fernet Branca ispirata alla guerra di Abissinia. Peccato sia stata vandalizzata da qualche idiota; molti non meritano il privilegio di vivere a Roma, di respirare Storia ed Arte ogni giorno. Sulla destra la tabaccheria di Norina. I suoi clienti, che giocavano al Totocalcio ed acquistavano le sigarette, venivano a prendere il caffè da noi, ricordo trasteverini che prendevano fino a 10 caffè al giorno. Lì accanto, in quell’altra entrata ad arco, vivevano Nennella cor Barone; lui amava il Mistrà, altri clienti fissi erano affezionati allo Stravecchio, che andava molto a quei tempi. C’erano poi diverse attività artigianali, tutti nostri clienti. Franco er cromatore, lavorava molto col cinema, rendeva lucide armi e armature per i film. Roberto “Er Facocchio” riparava le botticelle e tutti i giorni, alle 17 prendeva il nostro tè in perfetto stile inglese. Veniva Pippo Succi, che si vantava sempre di essere un ballerino provetto, un giorno disse che aveva fatto la controfigura a Fred Astaire durante il video di un Tip Tap, ovviamente nun j’ha creduto nessuno! Altro personaggio tipico era Pippo Mazzone, che talvolta tendeva a rinviare il pagamento della consumazione. Un giorno, in un perfetto italiano, disse a papà: ‘Mi devono aver derubato, non trovo più il portafogli… segna!’ Tanti clienti venivano dopo aver pranzato alla Trattoria “Da Augusto”. Una volta, un signore con una voce bellissima, dopo caffè e ammazzacaffè cantò “Pupo Biondo”: fu una interpretazione così toccante che fece piangere tutti, papà mio compreso; mi sembrava strano che tutti quegli uomini sempre goliardici, come un trasteverino sapeva essere, piangessero come bambini.”

“A proposito di papà tuo… ricordo er Sor Mario sempre serio, in giacca e cravatta, da bambino mi metteva soggezione, scoprii col tempo che era una persona affabile e dolcissima, nonostante a volte sembrasse distaccato, poi tu mi raccontasti una storia che gli capitò durante la guerra…”

“Papà era classe ’24, l’ultima richiamata alle armi ed era di stanza nella caserma di Nola; pochissimi giorni dopo l’armistizio dell’8 settembre ‘43, la caserma fu occupata dalle truppe tedesche. Tutti i soldati italiani furono costretti a sdraiarsi sul cortile, i panzer col motore acceso davanti a loro mentre fucilavano gli ufficiali; i militari erano centinaia e non era possibile deportarli tutti in Germania, quindi furono rilasciati. Papà tornò a Cervara di Roma con mezzi di fortuna e la scampò, ma visse un’esperienza terribile.”

“Per l’intervista siamo qui da Marcellino, in un Bar che ha conservato una connotazione all’antica, con prezzi modici e frequentazione popolare, dove si possono incontrare molti degli ultimi trasteverini …”

“Sono felice di questo, con Marcellino ci scambiavamo favori, se qualcuno finiva il caffè, l’altro era sempre pronto a supplire, per poi restituirlo il giorno dopo: a Trastevere vivevamo come in una grande famiglia allargata. Si conviveva anche con l’alta borghesia, sul Lungotevere Raffaello Sanzio, ci sono diversi palazzi importanti tra piazza Trilussa e via del Politeama, portavamo le consumazioni in alcuni uffici, tra cui lo studio notarile che curò il trasferimento di Ancelotti alla Roma.”

“Grazie Giorgio, queste interviste costituiscono sempre un momento di crescita.”

“Grazie a te, è il valore della memoria che ci fa capire realmente chi siamo, e mostra ai posteri il valore umano delle persone che abbiamo conosciuto.”.

Di Gianni Mura | FB

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