Tra vicoli pittoreschi, edifici storici e condomini popolari

 

Trastevere evoca da sempre un fascino e una meraviglia in chiunque lo visiti: tanto nei romani quanto nei turisti, italiani o stranieri siano, Trastevere è sinonimo di incanto. Chi vive Roma non disdegna certo, specie nelle giornate di sole, di passeggiare nel quartiere sito al di là del fiume che attraversa placidamente la Città Eterna.

Con i suoi vicoli e le sue caratteristiche strade, con i suoi antichi palazzi e gli edifici popolari, tra i pittoreschi scorci cari al poeta romano Trilussa si respira un’atmosfera di altri tempi, un piccolo paese dentro una più grande città.

Un agglomerato urbano mai invasivo. semmai inclusivo e mai disordinato; un equilibrio stratificato nel tempo in armonia con il resto del territorio. Tra casette, palazzi, pied a terre, orti, piccoli giardini, sedi di prestigiose accademie e palazzi storici, non mancano i tanti: locali, teatri, attività commerciali, botteghe artigianali che animano questo grazioso angolo di mondo.

Con il suo reticolo di strade e stradine popolate da una vivace frequentazione tra venditori ambulanti, artisti di strada che intrattengono i tanti turisti che si confondono con i residenti. Persone di tutte le razze ed età vivono insieme in questa specie di villaggio globale variopinto, in pieno fermento. Tra i palazzi la eco delle risate e delle voci corrono per le strade e nei cortili dei condomini abitati ancora da qualche romano doc.

Tra questi condomini ce ne sono alcuni che conservano quel tocco un po’ demodè e decadente, quel fascino antico che possiedono alcuni palazzi popolari, alcuni dei quali anche più sgarrupati di altri, il fascino dello scorrere del tempo. Immergersi in una passeggiata domenicale, per esempio, significa anche imbattersi in una sinfonia di suoni, colori e profumi unici, già profumi, proprio quelli del pranzo domenicale.

Il ragù che “pippia”, perché il ragù deve pippiare, espressione gergale più napoletana che romana a significare che deve cucinare a fiamma bassa per ore, sobbollendo il giusto tempo di cottura per un piatto di spaghetti da leccarsi le dita con immancabile scarpetta finale, ormai di fama internazionale.

Ma per restare a Roma, nel rione dei gatti, perché a Trastevere anche i gatti sono di casa, come in tutta Roma del resto, cosa c’è di meglio di una bella giornata autunnale o invernale, con il clima mitigato dal pallido sole che si affaccia tra le fronde dei platani ingialliti a fare capolino tra i palazzi, e senza fretta godersi i begli edifici che compongono questo mosaico colorato.

Ce n’è uno per esempio, in Via degli Orti di Alibert, un condominio unico nel suo genere in cui ci si può immergere in un’atmosfera unica, quasi mitica, d’altri tempi. Roma a suo modo è unica, specie per sorprese come queste: regala, nei luoghi più impensabili, angoli di mondo che non immaginereste mai.

E proprio a Trastevere, tra ville rinascimentali, gli alti muri di antichi monasteri, capita all’improvviso di scorgere un luogo fuori dal tempo, un “groviglio” di cortili, scale, ballatoi tra volte ed archi, piccoli giardini e piante in cui il frastuono della città sembra cosa remota. La quiete di questi luoghi è rotta solo dalle voci che provengono dalle abitazioni e dai suoni dei gesti quotidiani di chi vive questi luoghi; come per incanto il tempo pare essersi fermato, un tuffo nel passato, a cinquant’anni fa.

Il complesso di case popolari IACP di Via degli Orti d’Alibert è un “condominio” sorto su un antico convento di frati, usato per un certo periodo dalla Mira Lanza, l’azienda che un tempo produceva candele steariche e detersivi, la stessa che aveva gli stabilimenti sul Lungo Tevere dei Papareschi. Ceduto all’IACP nel 1925 fu assegnato a 105 famiglie, molte delle quali ancora ci vivono mantenendo in vita una specie di micro-comunità retta ancora da valori di reciprocità e solidarietà.

Ecco tutto questo, e molto altro è il rione di Trastevere. Abbiate cura di questi luoghi storici, del loro silenzio ovattato rotto dai suoni tipici del luogo, quelli dei gesti quotidiani, comuni che provengono dalle abitazioni.

 

Di Cristiano Arni

Illustrazione di Giulia Gardelli

LEGGI ANCHE: Piccoli spazi di resistenza, Le case vuote di Trastevere