Lavora di notte e giorno, sempre indaffarato, di Roma becca, forse, il peggio: er tassinaro!

 

Maurizio Ventura, tassista, è nato a via della Scala, dentro casa con le levatrici. Come ci dice, più trasteverino di lui è difficile. Eppure anche lui ha dovuto abbandonare…

Le radici mia so’ qua. Papà mio era n’icona: cantava le canzoni romane col chitarrista de Gabriella Ferri. Con mia moglie so’ andato a vive in un seminterrato pur de non uscì da Trastevere. Poi le cose cambiano, comprare qui a Trastevere all’epoca era impossibile, abbiamo aspettato ad avè er fenomeno de mi fijo proprio perché avevamo ‘sta casa disagiata. Poi c’è capitata n’occasione e adesso stiamo sull’Aurelia, a Boccea.

Come hai iniziato il tuo lavoro?

È successo tutto quando ho conosciuto mi’ moglie Irma. Avevo il diploma dell’Istituto Tecnico Industriale come Perito Elettrotecnico, facevo domande e concorsi, ma niente… allora ho fatto diversi lavoretti precari. Er padre de mi’ moglie, ch’è morto giovane, c’aveva il tassì e l’aveva dato in affitto. Quanno s’è liberato mi’ moglie e mi suocera m’hanno detto: “Prendi la patente, male che va inizi e poi vedi come va…”. So’ salito nel marzo 1976 e non so’ più sceso. 44 anni. Ce stava ‘na zingara che me lesse la mano, una volta, e me disse: ‘Tu farai molta strada’. Difatti so’ anni che pedalo…

Ti piace?

Mah… è un lavoro che lì per lì ti avvince perché vedi i soldi subito, cliente per cliente, e poi te dà ‘na certa libertà. Nel tempo, però, s’è modificato tanto. All’inizio facevo i turni de notte, che se guadagnava qualcosa de più, e insieme ai colleghi a ‘na cert’ora se ne annavamo a via Veneto a giocà a pallone. Capirai, se lo fai adesso dopo dieci minuti te carcerano. Scavallati “gli Anta”, però, comincia a pesà un po’. Soprattutto de notte lavori con le prostitute, almeno all’epoca, coi ladri, i papponi, i drogati… In generale il lavoro è completamente cambiato. Prima i posteggi che lavoravano erano Piazza Venezia, Via Veneto, Piazza della Repubblica, e tu ce tornavi ogni volta che finivi ‘na corsa. Eravamo ‘na comunità. Adesso c’é Radio Taxi.

E il rapporto con il cliente?

Ma i clienti so’ sempre quelli, te pò capità de tutto… il tassì è come un confessionale. C’è quello che te racconta in dieci minuti la vita sua; quello che sale, scende e non t’ha detto manco ‘na parola. In generale, rispetto a prima, è tutto più frenetico, vanno tutti a duemila. La prima cosa che te dicono è “Vado de fretta” o “Faccia la strada più breve”. Poi c’è quello del “Potevamo passà de qua o de là”, quello che sa la strada mejo de tutti. Quando me la dicono prima io so’ contento, almeno non rompono i cojoni quanno capita l’ingorgo.

Fatti sgradevoli?

Una cosa sgradevole è quanno te portano a giro e alla fine nun te pagano. Te dicono “Aspetta qui un attimino”, dopo un quarto d’ora non esce e se non sei deficiente te viè il dubbio. Allora t’affacci e vedi che di là c’è n’artra uscita e capisci che questo se nè annato.

Fatti divertenti?

De cose divertenti ce ne so’ tante, come quello che vuole annà a scopà e poi te chiede de scenne, perché lui deve fare l’amore dentro la macchina tua. Io je dico d’annassene dietro l’albero… Te capitano ‘sti tipi, te capita il personaggio famoso. Te capita de tutto.  

C’è un problema sicurezza per i tassisti?

Il fatto è che non c’hai difesa. Più volte abbiamo chiesto di istituire un séparée nella macchina ma subentrano problemi con l’assicurazione e non ce so’ vetture adatte. Bisognerebbe escogitare un tipo de macchina come i Cab di Londra, standard pe’ tutti, un modello adatto al tipo de lavoro. Comunque sì, bisogna stà attenti a chi sale. Io c’ho avuto una brutta esperienza agli albori: presi uno dei Casamonica, un drogato. Me fece fermà ad una farmacia, s’è annato a comprà la siringa e poi m’ha minacciato perché lo volevo ammollà là. Alla fine m’ha fatto la rapina, col coltello. Questo m’ è successo di pomeriggio. Co’ la notte ho smesso perché dopo tanti anni me cominciavano a dà fastidio le luci, i fari dell’artre macchine, ma chi me lo fà fà, se te poi levà una fatica te la levi.

Hai preferenze sulle zone?

Dopo tanti anni che faccio ‘sto lavoro, quando me dicono de portarli oltre San Giovanni me stranisco. Pe’ me non è più Roma e ci vado mal volentieri. Fiumicino è una buona corsa perché remunerativa e poi se aspetti il turno tuo puoi ritornà carico. È una delle corse più ambite, fai 50 euro al volo. Mentre le corse brutte so’ quelle che devi fà le periferie.

Quali sono i problemi principali?

I vecchi tassisti facevano rimostranze contro gli abusivi all’aeroporto e alla stazione. Poi facevamo le rimostranze per avere più corsie preferenziali, per aumentare la velocità commerciale. Certi problemi non so’ cambiati de ‘na virgola. Con Veltroni che minacciava di far uscire duemila e più licenze ci siamo ribellati, ma le ha fatte uscire lo stesso. ‘Sto lavoro è fatto di cicli. Ci so’ periodi in cui il lavoro cala. Dipende pure dal periodo politico: qui a Roma si lavora molto con eventi e congressi. Il problema cruciale della città, tuttavia, resta la mobilità e il traffico.

Una battuta: non è una svolta per il tassametro?

Non è sempre vero. Se devo portà un cliente da qui a piazza Venezia e ci impiego 40 minuti, per me è ‘na remissione. Sarebbe meglio guadagnà sul primo scatto del tassametro e fare tre corse con lo stesso tempo. Guadagno de più e m’avveleno de meno.

Capitolo Uber

Uber è una multinazionale della Mercedes, con grandi mezzi, che viene qua e dice: “Tu da domani lavori per me, col tuo mezzo. Io ti trovo lavoro e mi dai una percentuale”. Ma se io volevo andà sotto padrone avrei fatto ‘n altro lavoro. Mi piace l’indipendenza. Diventà dipendente di Uber? Ma perché? A parte che noi abbiamo un parco macchine di 8000 vetture, se tu vuoi lavorare ti fai il tuo parco macchine. Loro si sono appoggiati sui noleggi fuori Roma, che noi chiamiamo i noleggi burini. Non potrebbero neanche lavorare qui, sono abusivi. Se ti trovi davanti un Mercedes con la targhetta NCC, magari ha preso la licenza in Calabria. Se tutta Italia viene a lavorare a Roma, piano piano, non rimane niente. La lotta a Uber è prioritaria, ne va del lavoro nostro.

La licenza è tramandabile?

Sì, la puoi vendere, passare, cedere. Puoi fare tutto. Alcuni l’hanno comprata pe’ fà l’investimento, altri, come me, se la sono aggiudicata col concorso. Ho provato a fà appassionà mi’ fijo e ‘na volta l’ho portato con me. Ma quello, figurate, s’è preso 100 euro, se l’è messi in saccoccia, non ha manco guidato e ha detto che non je interessava.

A Roma c’è un’antipatia, quasi innata, verso i tassisti. Secondo te perché?

Purtroppo in mezzo a noi c’è un sacco di gente disonesta. Lo devo riconoscere! se creano delle sacche de mal costume, gente che vuole guadagnà tanto e lavorà poco. E nell’opinione pubblica se crea l’idea che i tassisti so’ tutti ladri. Invece la maggior parte di noi so’ brave persone, padri di famiglia onesti. Succede spesso d’aiutà gente in difficoltà, dà strappi in ospedale senza fasse pagà ‘na lira. È un dovere civico. I disonesti portano discredito a tutta la categoria. Dovremmo essere noi stessi a combatterli, perché li conosciamo bene, solo che bisognerebbe fà la spia. Però, voglio dire, pure le autorità preposte lo sanno.

Qual è il giochetto che fanno?

Invece di mettersi nei posti regolari, fanno dei gruppi in certi punti strategici, tipo intorno a san Pietro, buttano la rete e aspettano che il pesce abbocchi. Capitano turisti ignari e combinano il prezzo anziché mettere il tassametro. Sono prezzi maggiorati di parecchio. Se il cliente rifiuta, lo mandano via. Aspettano il gaggio, fino a che non arriva il pollo non se schiodano da lì.

In una notte quanto si può guadagnare?

Prima si guadagnava un 30% in più rispetto al giorno. Adesso è diverso perché i turni sono diventati più elastici. Il turno di pomeriggio può arrivare fino a mezzanotte. C’è il turno della semi notte, dalle 17:00 fino all’1:00 o alle 3:00. Giorno e di notte si stanno mischiando. Prima il turno di notte era dalle 22:00 alle 7:00 del mattino e basta. Ma io ho smesso, non ce la faccio più, ho un’età. E per fortuna non ho buffi, a parte mi’ fijo.

Di Saverio Cambiotti e Omero J. Sacco

Illustrato da Fabio Malpelo

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