ANGOLI DI TRASTEVERE | La casa di Michelangelo al Gianicolo

Tra le abitazioni dal passato illustre una targa sul palazzo delle Assicurazioni Generali in piazza Venezia ricorda che “Qui era la casa consacrata dalla dimora e dalla morte del divino Michelangelo”. È lì, infatti, che per mezzo secolo Michelangelo visse solo, benché circondato da serve che egli apostrofava come “puttane e porche”. “Vi vissi – scrive – povero come spirito legato a un’ampolla, come la midolla da sua scorza”. Due camere, un tinello, la bottega al pianterreno e una cantina costituivano l’area dove si muoveva l’uomo che ebbe a che fare con sette papi. Con “questo cuore di zolfo e questa carne di stoppa”, come dice egli stesso in un celebre sonetto, è quello il luogo in cui Michelangelo amò soccombere alle debolezze della carne con i giovani uomini i cui nomi costellano la sua vita, come notoriamente facevano Botticelli e Leonardo con i loro garzoni. Ma proprio perché è “uomo di peccato, di peccati gravi e abituali”, come ripete con dolore nelle sue poesie, che può soffrire e creare.

Dove si colloca questa abitazione è un caso di destino beffardo, che in questa città mai sono mancati. Passeggiando lungo il Gianicolo, davanti alla statua di Ciceruacchio, ci si imbatte in una facciata in stile rinascimentale che nasconde una cisterna d’acqua. Il prospetto della casa del divino venne salvato dall’architetto Domenico Jannetti, che possedeva una casa vicina, e poi riedificato per decorare un vecchio deposito Acea.

 

di Federico Ciacci

Illustrazione di Enton Nazeraj